L’idea nasce da una domanda:
- Papà, che cosa è una enciclica?
La curiosità di un bambino, la risposta di un uomo, suo padre, che prova a soddisfarla:
- È un messaggio importante su un argomento specifico per il mondo intero, scritto dal Santo Padre.
- Lo posso leggere allora? – incalza il piccolo.
- Forse è presto per te: sei solo un bambino – replica il padre. È scritto in modo complesso, cresci un po’ e poi lo leggerai.
- Papà, ma se è così importante e lo leggerò quando sarò grande, allora sarà troppo tardi.
In questo dialogo tra Aldo Cagnoli, vice-coordinatore della Giornata Mondiale dei Bambini, e suo figlio, c’è il germe della prossima GMG, che si terrà a Roma il 25 e il 26 maggio prossimi, tra lo Stadio Olimpico e piazza san Pietro.
C’è l’incontro, nato da un dialogo sano, che fin dalle prime battute rivela lo “spazio vuoto” tra le generazioni. E c’è la volontà di colmarlo attraverso la parola.
C’è poi la presa di coscienza di un figlio che si fa grande e vuole diventare protagonista, reclamando l’urgenza di conoscere il mondo. All’inizio il padre si chiude di fronte alla sua curiosità: “c’è tempo, gli dice, tu per adesso sei piccolo, alle cose dei grandi pensiamo noi”.
C’è quindi una dicotomia, un divario che sembra incolmabile. Finché il piccolo dimostra una saggezza adulta, e lascia il padre senza parole.
La prima edizione della Giornata Mondiale dei Bambini nasce proprio dalla volontà di lasciare gli adulti senza parole, prendendo il testimone del mondo dalle generazioni adulte e passandolo a quelle del futuro.
“L’edizione 0”, lo scorso sei novembre in Sala Nervi a Roma, con l’incontro di una delegazione di 7500 bambini provenienti da tutto il mondo, e l’orecchio prestato in quell’occasione dal papa alle loro parole, è stato l’embrione attorno al quale, in queste settimane, decine, forse centinaia di migliaia di bambini di tutto il mondo stanno costruendo la loro idea di futuro.
Il papa ha ascoltato la loro voce, a novembre ma anche alla vigilia della Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona nel 2023, quando Alessandro, 9 anni, chiese al pontefice se ci sarebbe mai stata una giornata dedicata solo ai bambini e papa Francesco rispose con semplicità: “Sarebbe bello, vedrò come farla”.
Voci sparse, poi diventate un coro che ha iniziato a risuonare facendosi un progetto concreto di cui, il 19 gennaio scorso, è stato posto il primo mattone con l’assegnazione del coordinamento della prima edizione a Padre Enzo Fortunato e al suo vice Cagnoli.
Tutto però è nato da un dialogo: tra un padre e un figlio, generazioni diverse in una casa comune.